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"Memoriale di gusto, quello di Michela, nel nome di una sapienza declinata tutta al femminile: è l'autrice stessa ad offrircelo in quel ramo genealogico di cui lei stessa, insieme alla figlia Maria Teresa, è continuatrice d'eredità. Ne vien fuori una recherche neo-proustiana fatta di odori e sapori: per quanto mi concerne, è il più succulento tra i libri culinari del lametino (per la multidimensionalità delle tematiche, che lo vedono imbandito ed impaginato non solo per banchetti ma anche per simposi di discussione). Entrando più nel testo, ne tocchi istantaneamente un'appetibilità singolarissima: una semplice esperienza sensoriale, come una canzone o l'assag-gio di un particolare cibo, te la porti nelle viscere fino ad innescare 'l'immenso edificio del ricordo'..." (Francesco Polopoli)